Work Place 3.0 - A joyful sense at work - Fiera Milano 2016

imageWork Place 3.0 - A joyful sense at work è un’operAzione ideata con l’artista Filippo Riniolo e curata dal sottoscritto all’interno di un progetto dell’Architetto Cristiana Cutrona per conto di Federlegno e AssoUffici. Una installazione interattiva e partecipata all’interno del Salone del Mobile 2016 in Fiera Milano. L’obiettivo della committenza è rifondare la teoria della progettazione degli ambienti di lavoro migliorando stimoli all’immaginazione e condizioni di vita e relazioni di chi lavora negli uffici. Analizzando passato e presente dei moduli di organizzazione dello spazio e del lavoro (open space, uffici chiusi, co-working, etc.) siamo arrivati a scoprire, teorizzare e realizzare fisicamente tre spazi condivisi di creatività e armonia con sofisticati dispositivi immaginifici per formalizzare l’idea di un nuovo modo di lavorare. Passando per nuovi mondi. Oltre 40mila persone sono passate dalle nostre installazioni in una settimana e ci hanno giocato per fare esperienza. Dando a noi i riscontri che ci servivano...

image
image
image
image
image
image
image
image
image
image
image
image
image
image
image
image
image
image
image
image
image
image
image
image

Testo di Francesco Cascino per WORK PLACE 3.0

image

Nell’installazione Work Place 3.0 del 2016 per Fiera Milano abbiamo tracciato il punto di partenza di un percorso di Art Thinking applicato alla vita e al lavoro che dura ancora oggi con il progetto Mare2020, ad esempio, e altri dispositivi architettonici estetico-relazionali che realizziamo da anni e che abbiamo pensato anche in chiave anticovid, con l’obiettivo del distanziamento sociale senza distanziamento emotivo. Vale per tutte le situazioni in cui si volessero migliorare le condizioni, la seduzione emotiva e la motivazione degli ambienti di lavoro e di svago, di aggregazione e di incontro, di progettazione e di vita quotidiana.

La premessa concettuale è basata sulla lettura e sull’ascolto di desideri, sogni e bisogni inespressi da rintracciare e portare in emersione.

Come abbiamo imparato dalle esperienze del Novecento, e come noi di Cascino Progetti pratichiamo tutti i giorni in tutti i processi, gli artisti sanno sintetizzare ma anche stratificare, con immagini potenti, quello che noi non siamo in grado di prefigurare o che percepiamo come frammenti. Tracciano visioni che individuano nuove potenzialità, formalizzano pensieri, memorie e previsioni che restano nelle piazze, negli uffici, nelle vie, nei luoghi di aggregazione e lavoro per sempre. Questo è un valore unico ed insostituibile per tutti i processi, da quelli urbanistici a quelli industriali, da quelli agricoli a quelli ambientali fino a quelli educativi.

L’installazione al Salone di Milano del 2016 è pensata come un’esperienza partecipativa di forma e funzione che ci identifica in un modo nuovo, altro, ponendo l’uomo al centro e l’intelligenza emotiva al primo posto. Per noi non esiste divisione tra estetica e funzione; quello che è armonico funziona meglio, da sempre.

Il processo creativo è frutto esso stesso di collaborazione e dialogo: le verità vengono fuori dall’intelligenza collettiva e connettiva, non da posizioni accademiche totalizzanti. E vengono disegnate dagli artisti migliori con l’aiuto di tutti gli stakeholders posti in dialogo dai curatori. Un progetto-processo di ricerca, scambio, cooperazione tra soggetti di discipline diverse: architetti, artisti, curatori, sociologi, antropologi, progettisti, esperti di neuroscienze e filosofi alla ricerca di nuove modalità di ideazione e realizzazione delle condizioni di vita adeguate a rendere il posto di lavoro un luogo di creazione serena, fertile e, soprattutto, felice.

Cosa abbiamo fatto lo potete intuire nelle foto: tre cupole, ideate e sviluppate da Filippo Riniolo, per esprimere il senso delle tre regioni del WorkPlace: concentrazione, condivisione e creatività.

Nella prima troviamo una proiezione video che, attraverso le immagini scelte da artista e curatore trasmesse nello schermo concavo della prima cupola, consegna visivamente e metaforicamente allo spettatore la dimensione privata, la casa, la domus latina, il nido e i grandi spazi del pensiero, dalle biblioteche alle cupole bizantine, caratterizzate appunto dal raccoglimento in se stessi.

Nella seconda l’installazione video - che dialoga con una composizione audio a quattro canali - ci fa ritrovare immersi nella piazza, nelle strade, nei mercati, dove le diversità si incontrano e generano evoluzione come ai tempi delle grandi migrazioni, dei cortili, delle botteghe antropocentriche rinascimentali.

La terza cupola svela l’eterotopia, l’inaspettato che fa irruzione nei nuovi spazi del lavoro. È la soffitta di casa dove ogni bambino immagina un mondo e lo costruisce tutto per sé, è la barca, il porto da cui ogni viaggio e ogni scambio hanno inizio. Una barca su cui puoi salire e scegliere la rotta verso i tuoi desideri.
La dimensione del viaggio immaginario come passaggio rivelatore di nuovi orizzonti. Ogni persona che lavora in un luogo così è parte del mondo, si sente libero di viaggiare e immaginare. Inutile dire che si sente libero di produrre valore con un coinvolgimento emotivo tutto diverso, molto personale ma anche connettivo

Restate in ascolto. Anzi, in visione. Riguardate le immagini dell’installazione e della straordinaria e appassionata partecipazione del pubblico che diventa protagonista del proprio viaggio e ridiventa padrone della propria immaginazione.

Francesco Cascino
Art Consulting | Art Thinking

flagHome