Work Place 3.0 - A joyful sense at work - Fiera Milano 2016

imageWork Place 3.0 - A joyful sense at work è un’operAzione dell’artista Filippo Riniolo ideata e curata da Francesco Cascino all’interno di un progetto dell’Architetto Cristiana Cutrona per Federlegno e AssoUffici, montato nel Salone del Mobile di Milano nell’edizione del 2016 in Fiera. Un’installazione interattiva e partecipativa il cui obiettivo è rifondare la teoria della progettazione degli ambienti di lavoro migliorando stimoli all’immaginazione e condizioni di vita e relazioni di chi lavora negli uffici. Passando per i moduli tradizionali siamo arrivati a teorizzare spazi di creatività e armonia con sofisticati dispositivi immaginifici per formalizzare l’idea di un nuovo modo di lavorare. Passando per nuovi mondi.
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Nell’installazione Work Place 3.0 del 2016 per Fiera Milano abbiamo tracciato il punto di partenza di un percorso di Art Thinking applicato alla vita e al lavoro che dura ancora oggi con il progetto Mare2020, ad esempio, e altri dispositivi architettonici estetico-relazionali che realizziamo da anni e che abbiamo pensato anche in chiave anticovid, con l’obiettivo del distanziamento sociale senza distanziamento emotivo. Ma vale per tutte le situazioni in cui si volessero migliorare le condizioni e la motivazione degli ambienti di lavoro e di svago, di aggregazione e di incontro, di progettazione e di vita quotidiana.

La premessa concettuale è basata sulla lettura e sull’ascolto di desideri, sogni e bisogni inespressi da rintracciare e portare in emersione.

Come abbiamo imparato dalle esperienze del Novecento, e come noi di Francesco Cascino Projects pratichiamo tutti i giorni in tutti i processi, gli artisti sanno sintetizzare ma anche stratificare, con immagini potenti, quello che noi non siamo in grado di prefigurare o che percepiamo come frammenti. Tracciano visioni che individuano nuove potenzialità, formalizzano pensieri, memorie e previsioni che restano nelle piazze, negli uffici, nelle vie, nei luoghi di aggregazione e lavoro per sempre. Questo è un valore unico ed insostituibile per tutti i processi, da quelli urbanistici a quelli industriali, da quelli agricoli a quelli ambientali fino a quelli educativi.

L’installazione al Salone di Milano del 2016 è pensata come un’esperienza partecipativa di forma e funzione che ci identifica in un modo nuovo, altro, ponendo l’uomo al centro e l’intelligenza emotiva al primo posto. Per noi non esiste divisione tra forma e funzione; quello che è armonia funziona meglio, da sempre.

Il processo creativo è frutto esso stesso di collaborazione e dialogo: le verità vengono fuori dall’intelligenza collettiva e connettiva, non da posizioni accademiche totalizzanti. E vengono disegnate dagli artisti migliori con l’aiuto di tutti gli stakeholders posti in dialogo dai curatori. Un progetto-processo di ricerca, scambio, cooperazione tra soggetti di discipline diverse: architetti, artisti, curatori, sociologi, antropologi, progettisti, esperti di neuroscienze e filosofi alla ricerca di nuove modalità di ideazione e realizzazione delle condizioni di vita adeguate a rendere il posto di lavoro un luogo di creazione serena, fertile e, soprattutto, felice.

Cosa abbiamo fatto lo potete intuire nelle foto: tre cupole, ideate e sviluppate da Filippo Riniolo, per esprimere il senso delle tre regioni del WorkPlace: concentrazione, condivisione e creatività.

Nella prima troviamo una proiezione video che, attraverso le immagini scelte da artista e curatore trasmesse nello schermo concavo della prima cupola, consegna visivamente e metaforicamente allo spettatore la dimensione privata, la casa, la domus latina, il nido e i grandi spazi del pensiero, dalle biblioteche alle cupole bizantine, caratterizzate appunto dal raccoglimento in se stessi.

Nella seconda l’installazione video - che dialoga con una composizione audio a quattro canali - ci fa ritrovare immersi nella piazza, nelle strade, nei mercati, dove le diversità si incontrano e generano evoluzione come ai tempi delle grandi migrazioni, dei cortili, delle botteghe antropocentriche rinascimentali.

La terza cupola svela l’eterotopia, l’inaspettato che fa irruzione nei nuovi spazi del lavoro. È la soffitta di casa dove ogni bambino immagina un mondo e lo costruisce tutto per sé, è la barca, il porto da cui ogni viaggio e ogni scambio hanno inizio. Una barca su cui puoi salire e scegliere la rotta verso i tuoi desideri. La dimensione del viaggio immaginario come passaggio rivelatore di nuovi orizzonti. Ogni persona che lavora in un luogo così è parte del mondo, si sente libero di viaggiare e immaginare. Inutile dire che si sente libero di produrre valore con un coinvolgimento emotivo tutto diverso, molto personale ma anche connettivo

Restate in ascolto. Anzi, in visione. E se volete guardate le immagini dell’installazione e della straordinaria e appassionata partecipazione del pubblico che diventa protagonista del proprio viaggio e ridiventa padrone della propria immaginazione.

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