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Corinna G

Anche CG è nella mia collezione personale e in quella di molti miei collezionisti.

L’artista italiana, residente a Parigi, pluripremiata in Italia e all’estero, eha cominciato interessandosi alla trasversalità temporale, geografica e culturale del simbolo, elementi primari che hanno accompagnato la storia dell’umanità caratterizzandone passaggi ed evoluzioni grazie alla loro forza espressiva. Ad esempio, nella mostra Talking knots del 2018 a Roma, presso la sua galleria, Corinna ha scelto di dedicare la sua attenzione alle palette cosmetiche del periodo predinastico egizio, un simbolo raffinato che richiama un aspetto fondante e nel contempo paradossale della condizione umana, cioè la diretta e ossimorica connessione tra le pulsioni di conservazione e quelle di morte.

Si pensi all’abitudine di seppellire i defunti e ai primi riti funebri, gli arredi, i simboli, gli oggetti e l’arte stessa. Nate per macinare minerali in modo da ottenere pigmenti, le palette diventano presto - e restano per secoli - oggetti commemorativi e cerimoniali dai molteplici significati, fino a diventare un linguaggio sottoforma di protoscrittura e momento di passaggio verso i geroglifici.

La ricerca di CG è rivolta non tanto all’ambito della ritualità connessa alla morte, quanto al significato archetipico, espressivo e iconico di un oggetto non interpretabile in termini di univocità di senso, e che anzi racchiude storicamente messaggi poliedrici (offerta, decorazione, segno identitario, strumento magico). Si tratta di figure zoomorfe legate alla preponderante presenza del Nilo (pesci, tartarughe, uccelli acquatici, ippopotami) che sottolineano la valenza universale dell’oggetto e la sua prerogativa di contenere simultaneamente ritualità, immaginazione, vocazione artistica e innovazione culturale.

Per cui ancora una volta l’artista italiana esalta il genius loci, la coniugazione tra estetica e funzione che in Italia trova, da sempre, il suo punto massimo di qualità e intelligenza diffusa, collettiva e individuale. Non a caso CG sceglie il dibond come uno dei supporti per la sua pittura: molto diffuso nell’industria pubblicitaria per la cartellonistica e la stampa fotografica, il materiale contemporaneo viene chiamato a tramandare tradizioni e vocazioni millenarie, a stabilire un ponte tra le epoche perché non si perda mai il valore dell’armonia e della corretta percezione che dovremmo averne. Ancora: i corrimano consumati dagli acidi della nostra pelle sono la metafora di come modifichiamo il nostro mondo pur non facendo caso ai nostri interventi involontari.

Nella meravigliosa mostra del 2023, sempre nella sua galleria romana, Corinna mette in scena un’altro dei suoi media preferiti, i filtri di poliestere, un materiale contemporaneo su cui dipinge paesaggi mentali, scotomi, mosche volanti di quelle che ci girano negli occhi quando siamo particolarmente stanchi, e ne fa pittura rinascimentale contemporanea ed enigmatica.

Si legge nel testo critico della mostra: Nei nuovi filtri Nesting (annidamento) l’immagine si compone, anche qui senza orientamento, tra le maglie del filtro di poliestere con olio e pittura a spray, cercando di aumentare le potenzialità interpretative sintonizzandosi con l’immaginazione dello spettatore che viene richiamato nella profondità del materiale a intravedere e a leggere liberamente. In ciò riemerge l’interesse di Gosmaro per le immagini archetipiche con cui dà forma al precetto di Gombrich secondo cui “La riproduzione delle figure più semplici non costituisce affatto un processo in sé psicologicamente semplice”. Un’ulteriore serie di opere consente a Gosmaro di formalizzare il fenomeno delle mosche volanti, corpuscoli neri e mobili che invadono la vista senza mai consentire una loro messa a fuoco.

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