
Nella nostra visione l’area diventerebbe anche un aggregatore di identità diverse che uniscono sogni e bisogni degli abitanti e si trasformano in nuovo lavoro e nuovi lavori, idee, opportunità per chiunque e per le imprese.
L’arte costruisce simboli collettivi che uniscono le visioni e consentono la nascita di nuove attività, proprio stimolate dalla strumentazione immaginifica messa in campo da artisti, curatori e abitanti.
Abbiamo previsto social housing, centri direzionali e distrettuali e Fab Lab che convoglino le vecchie inclinazioni del quartiere ad evolvere verso nuove risorse provenienti dall’esterno e verso attività professionali di nuova generazione, mantenendo però la radice immaginifica che deriva da eccellenze artigianali tipiche dell’area. Un progetto di rigenerazione e trasformazione che coinvolge tutti i cittadini e i soggetti economici del quartiere a monte, cioè prima ancora di cominciare a immaginare il futuro insieme agli artisti e agli urbanisti.
Chissà se lo faranno mai, e chissà se metteranno al primo posto il bene pubblico, che produce anche molte più economie, invece che i soliti interessi asfittici individuali.