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La Banana di Maurizio Cattelan. L’arte che frutta

imageE va bene. Diciamo subito che un italiano vero, visto che è così trendy essere italiani veri tra quelli che non si sentono abitanti del mondo, dovrebbe capire un’opera geniale di questo livello senza troppe spiegazioni. E non dovrebbe scandalizzare che sia stata pagata 120mila dollari ad Art Basel Miami a inizio Dicembre 2019. C’è gente che ha studiato. E ha capito.

Ma cominciamo dall’inizio.

L’arte deve produrre nuovo immaginario attingendo dall’immaginario esistente che, di solito, è quello del pensiero prevalente; perciò deve rompere con la coscienza statica e crearne di nuova, rigenerarla, svegliarla e riattivarla criticamente. Non deve fare altro. Né tramonti, né mareggiate, né fiorellini di campo, né Vesuvi; quelli ve li andate a vedere e ci entrate in empatia biochimica per i fatti vostri. L’arte è metafora, vita sottotraccia, filosofia percettiva.

Ora, a beneficio dei profani di buona volontà che vogliono imparare la differenza tra arredamento e cultura come participio presente, cioè coltivazione del proprio se’, evoluzione del proprio pensiero, rappresentazione visibile di modi e mondi invisibili, sappiate che quest’opera è italiana, geniale, ironica e amara allo stesso tempo, come da buona e sana tradizione italiana. Da De Filippo a De Sica, l’ironia è da sempre la nostra arte migliore e il mondo ce la invidia. Il ready made parte da Duchamp e arriva a Cattelan proprio perché si evolve con il tempo che viviamo: una banana attaccata al muro di una fiera prende significato dal contesto, innanzitutto, cioè si legge attraverso il luogo in cui è, non come se fosse da un’altra parte, perché è il mercato il luogo delle banane. Poi rimanda ai Velvet Underground, cioè a Andy Warhol e Lou Reed e tutta l’esperienza che poi ha contribuito alla grande stagione del Pop e della Pop, quindi è dedicata a tutti coloro che fanno la spesa ogni giorno.

Lo scotch usato è quello che Cattelan usò per attaccare il suo gallerista al muro della galleria, altro contesto mercantile e culturale insieme, altro rimando alla storia dell’arte. Infine, ma non per ultimo perché il genio di Cattelan ha racchiuso centomila significanti in un gesto solo, quest’opera la poteva fare chiunque, cioè denuncia la cialtroneria dilagante, un periodo nero in cui la classe dirigente è quella più impreparata e improvvisata di tutte. E la potete vedere a parete, bella, a scadenza e inutile come i governanti degli ultimi 25 anni. Insomma, per chi ha voglia di studiare e comprendere ce n’è di materiale, e per chi capisce quanto sia necessario avvicinarsi all’arte di prima qualità, sappiate che tutti gli artisti e i curatori che la stanno criticando non hanno capito niente delle dinamiche con cui l’arte agisce sulle sinapsi: non a caso i grandi artisti, curatori e galleristi l’hanno capita e apprezzata immediatamente.

Quest’opera ha già ottenuto il suo effetto, e non è semplice provocazione. Fidàtevi di chi ci prende 7 volte su 10: questa è un’opera che frutta.

Francesco Cascino - Dicembre 2019
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