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ESG, se presa alla lettera manca una lettera.
di Francesco Cascino
Cultura è un verbo, non un sostantivo, e sta a indicare il participio presente di coltivare. Chi opera in questo ambito - non in quello dello spettacolo ma in quello della progettazione e produzione culturale vera e propria, con tanto di artisti di ogni genere ma sempre di massima qualità - lo sa bene, sa cosa vuol dire, sa cosa semina e cosa sboccia, cosa nutre e cosa no.
Se il modello del merito e delle competenze ha un senso, e ce l’ha se non diventa confine all’immaginazione, allora la S di Social che compone i parametri ESG dovrebbe arricchirsi della C di Cultura. L’alternativa, quella più intelligente, sarebbe aggiungere ai parametri la C di Cultura, perché senza conoscenza non c’è nessuna evoluzione, non c’è qualità, non ci sono né PIL né FIL, e lo stiamo vedendo con la restaurazione dei barbari che usano slogan invece di ragionamenti, diktat invece di dialogo, banalità al posto della complessità che il mondo richiede.
La C di Cultura, inoltre, se fosse istituzionalizzata ci aiuterebbe a riportare armonia nei processi, nelle aziende di ogni tipo, nella finanza, nelle amministrazioni e nelle città, così come in ogni contesto professionale ed educativo, nessuno escluso, perché la mente ragiona per immagini e l’arte, quella di ricerca, quella che produce conoscenza, appunto, ha creato il mondo come lo conosciamo, basta guardarci intorno: ponti, strade, palazzi, canali, chiese, campanili, persino autogrill, Navigli e interi complessi urbani e industriali sono stati immaginati, concepiti, progettati e realizzati da grandi artisti. Le chiamano città d’arte, funzionano perfettamente da millenni e attraggono, seducono e informano i sensi molto più di qualunque sistema tecnologico o ingegneristico che invece non ha nessun eros da trasmettere.
Perché se non si attiva la ghiandola pineale, il Terzo occhio, l’indagine e l’esplorazione immaginifica e fertile sulle opportunità di crescita di un fenomeno qualsiasi sarà sempre parziale.
Nel 2019, dopo 15 anni di progettazione culturale concreta realizzata per imprese e istituzioni sia come Curator, sia come Cascino Progetti, e partendo da una ricerca di Accenture del 2018 che ha dimostrato che i manager non usano più la parte destra del cervello, quella simbolica, la più immaginifica e intelligente, abbiamo dato vita al Manifesto Art Thinking, nome dal quale poi nel 2024 nasce Art Thinking Project, insieme a scienziati, artisti, architetti, curatori, economisti, imprenditori e Confindustria, supportati da Deutsche Bank e Confindustria Lazio.
I parametri ESG per noi sono questo: un’impresa colta, intelligente, empatica che riconosce la propria funzione sociale di crescita e sviluppo collettivi e connettivi; manca solo una cosa, l’arte relazionale, quella che unisce e identifica miliardi di persone da millenni, quella in cui tutti possono riconoscersi, conoscere e riconoscere. Se proprio non si comprende cosa sia la Cultura ben oltre le accademie e le biblioteche, proviamo a conoscere e riconoscere noi stessi: immagini dei sogni, suoni, profumi dell’infanzia, sensazioni e visioni quanto sono più importanti per noi di numeri e classificazioni? E quanto ci informano su chi siamo e chi sono gli altri, molto più di telegiornali e nozioni?
Ricordiamoci che l’umanità si è evoluta sconfinando, sognando di scoprire senza avere nessuna certezza. ESG per noi vuol dire farsi guidare da quello che neuro-biologicamente ha più senso, dall’istinto informato, dall’arte non solo come bene rifugio ma anche come rifugio del bene e pratica disruptive e illuminante.
Francesco Cascino
Art Consulting - Cultural Projects
Marzo 2025